Con l’arrivo dell’estate e la campagna di vaccinazioni che ormai è iniziata, in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea i cittadini cominciano a sognare di poter andare in vacanza e, con loro, le compagnie aeree e tutto il settore del turismo, che sperano di poter uscire finalmente da quello che è stato probabilmente l’anno più difficile di sempre.
C’è chi lo vorrebbe subito, chi lo auspica ma non troppo presto e chi non vuole proprio sentirne parlare: si tratta del passaporto vaccinale europeo, un documento che permetterebbe di spostarsi nell’Unione europea senza le limitazioni imposte a causa della pandemia.
Gli appassionati viaggiatori, saranno disposti a chiudere un occhio (anche a costo di farsi tracciare in ogni dove e, perché no, a costo di doversi obbligatoriamente vaccinare) pur di valicare i confini senza problemi?
«È necessario un documento digitale che certifichi il vaccino», ha spiegato la cancelliera tedesca Angela Merkel, «la direttiva politica è di averlo nei prossimi tre mesi». L’obiettivo è mettere a punto il passaporto entro l’estate, per salvare la stagione turistica. Il documento dovrà essere accettato in tutti i Paesi europei ma non è detto che chi ne sarà privo non potrà viaggiare: «Una decisione politica a riguardo non è stata presa», ha detto ancora Angela Merkel. Anche perché i bambini, per esempio, non possono vaccinarsi ancora contro il Covid.
Ci sono, infatti, alcuni Stati Membri che, al ricorso di un passaporto vaccinale, esprimono ancora le proprie perplessità e preoccupazioni etiche e tecniche.
Il tema, quindi, dovrà essere di nuovo affrontato per trovare un accordo comune a tutti gli Stati membri dell’Unione Europea perché il passaporto vaccinale è una delle soluzioni proposte dalle istituzioni europee per far fronte alla forte crisi che ha colpito soprattutto il settore turistico a seguito della pandemia. In questo modo il viaggiatore vaccinato scaricherà un codice QR o un documento da un sito Web gestito dalle autorità sanitarie e lo porterà con sé mentre attraversa, senza impedimenti o restrizioni, un altro Paese o Stato.
“Dobbiamo evitare – ha detto il presidente francese Emmanuel Macron dopo la discussione con i leader dei 27 Stati europei – che ciascun Paese sviluppi un proprio sistema, lavorando a una certificazione medica comune”. App, certificati, passaporti vaccinali, test giornalieri: sono tante le soluzioni già varate o in corso di esame dai governi per una ripresa delle attività grazie all’introduzione dei vaccini.
È chiaro, quindi, che il passaporto vaccinale per viaggiare sarà presto realtà non solo in Europa ma anche in molti altri Paesi del mondo. In particolare, lo sarà in quelli che vivono soprattutto di turismo. Inoltre, è bene ricordare che l’implementazione di questo sistema non prevede di escludere la possibilità di viaggiare ai non vaccinati. Semplicemente renderà lo spostamento più facile a coloro che lo avranno fatto. Vale a dire che i turisti vaccinati non dovranno più sottoporsi, nella maggior parte dei casi, a tamponi e quarantene.
In Israele (dove però il 70 per cento degli over 16 ha già ricevuto la prima dose), per esempio, è stato adottato il Green Pass: un codice a barre (è stata predisposta un’App) o un certificato cartaceo che attesti l’avvenuta immunizzazione e col quale si potrà accedere a musei, palestre, hotel e negozi. Grecia e Israele saranno i primi Paesi al mondo a consentire l’accesso senza quarantena ai turisti vaccinati, presumibilmente a fine marzo o inizio aprile.
L’annuncio è stato fatto dai primi ministri dei due Paesi in una conferenza stampa e hanno confermato che i vaccinati non avranno bisogno di presentare il risultato negativo del test Covid-19 o di auto isolarsi all’arrivo. Tuttavia i confini rimangono ancora chiusi e il ritorno dei turisti si ipotizza non prima della fine di marzo.
In considerazione dei molteplici livelli di disuguaglianza che, oggi, caratterizzano l’accesso ai vaccini, si dovrebbe promuovere una maggiore collaborazione tra gli Stati membri per cancellare queste differenze e in tal modo prevenire la nascita di un mercato nero. Si dovrebbero garantire scorte di vaccino adeguate e assicurarsi che vengano distribuite in modo equo e trasparente e allo stesso tempo trovare il modo di sostenere quegli Stati che sono in ritardo con le campagne.
Tuttavia, onde evitare di dover scaricare un’applicazione per ogni Paese che si visita, sarebbe auspicabile la creazione di standard armonizzati. Non è un caso, infatti, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) stia lavorando su un progetto di questo tipo: invece di costruire una serie di regole che sarebbero lasciate all’interpretazione degli Stati, degli operatori del settore privato come crociere, compagnie aeree o organizzatori di eventi, si punta a rendere più omogenee le politiche e gli interventi. L’obiettivo dell’organizzazione è quello di implementare questi standard entro metà marzo 2021, in modo da evitare uno scenario in cui si acuirebbero ancor di più le disparità sociali derivanti dalla difficoltà di accesso ai vaccini.
I passaporti vaccinali non dovrebbero, però, essere sventolati come una panacea per risolvere i problemi economici creati dalla pandemia, soprattutto in alcuni settori come il turismo e la ristorazione, ma essere considerati come uno strumento di difesa per la salute e il benessere di tutti i cittadini.
Francesca Sirignani