“Un viaggio non è mai solo “quel” luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati”. Con queste parole Antonio Tabucchi descrive effettivamente, le emozioni provate anche da me quando sono arrivata sul Sentiero degli Dei: un affascinante percorso escursionistico attraverso i Monti Lattari, snodandosi tra la Costiera Amalfitana e la Costiera sorrentina, nella Regione Campania.
Camminando immersi in una bellezza maestosa, dove a ogni passo lo sguardo incontra mare e montagna in un unico abbraccio, il Sentiero degli Dei è probabilmente il più noto tra i percorsi del parco e la sua fama è assolutamente meritata, in quanto in un solo itinerario sono contenute valenze storico-architettoniche e naturalistiche, dalla geologia alla botanica.
Il nome, con cui viene chiamato questo percorso naturalistico, deriva da fatti storici e da leggende secondo le quali le divinità greche passarono proprio di qui per salvare Ulisse dalle sirene che si trovavano sull’isola de Li Galli. Il sentiero non è estremamente impegnativo ma al tempo stesso richiede comunque un minimo di forma fisica adatta a camminare per circa 10 kilometri.
È possibile scegliere uno dei due percorsi: il Sentiero degli Dei in “alto” e quello in “basso”, i cui nomi derivano dall’altezza in cui si sviluppa il tragitto. Nel primo caso si inizia a camminare da Bomerano (Agerola) e si termina a Santa Maria Del Castello, essendo leggermente più impegnativo proprio per la presenza di dislivelli mentre il sentiero basso è quello che attraversa Nocelle, ed essendo più facile, è consigliabile per persone anziane o per chi non desidera affaticarsi molto.
Fare trekking, in questo magico luogo, consente di attraversare una incredibile successione di pareti, grotte, terrazzamenti coltivati, ruderi di antiche abitazioni, tratti boscosi e belvedere sospesi sulla costa. Gli incontri che si fanno su questo percorso sono quasi esclusivamente con altri escursionisti, per lo più stranieri. Capita ancora di incrociare il contadino che, con il mulo carico di frutta o attrezzi, torna o va verso il suo minuscolo orto faticosamente strappato alla pendenza del versante.
Il panorama, in alcuni tratti, diventa improvvisamente ampio, con vista sul mare e sui terrazzamenti coltivati che stanno aggrappati a diverse altezze. Durante il percorso si può vedere la “Grotta del Biscotto” (588 m), dove c’è una sorgente di acqua potabile. Subito dopo, è possibile ammirare degli antichi insediamenti che vengono definiti dei veri e propri “Villaggi Rupestri” che hanno la peculiarità di essere stati realizzati direttamente nella roccia. Infine, un altro punto del sentiero molto conosciuto, è il cosiddetto “Pistillo”: uno sperone di roccia alla cui base si innalza una svettante guglia calcarea davanti alla quale molti turisti scattano fotografie o girano video.
D’obbligo è la sosta per il pranzo o per un semplice aperitivo da Antonio: rinomato pastore di capre, che accoglie tutti i suoi ospiti con gioia e allegria tra degustazioni di prodotti tipici, racconti, canzoni e musica locale.
Una volta arrivati alla fine del sentiero si può rientrare da Positano con bus pubblici o privati, in alternativa è possibile scegliere anche il traghetto.
In qualsiasi stagione si dovesse decidere di avventurarsi alla scoperta del Sentiero degli Dei non si resterà delusi perché è un percorso naturalistico che placa la mente, acquieta il brusio interiore, consentendo di aumentare la tranquillità, la concentrazione e l’introspezione. Un’escursione che migliora l’umore, riducendo gli stati ansiosi e depressivi, aiutando a stimolare relazioni più serene e autentiche con chi ci è vicino. Il verde naturalistico, infatti, permette di recuperare più facilmente dallo stress e dall’affaticamento generato dall’eccessiva stimolazione di tutti i nostri sensi che si verifica, spesso, nelle città.
Il Sentiero degli Dei è un nome che preannuncia, quindi, meraviglie, libertà, rispetto, orgoglio e attenta ospitalità da parte dei residenti, aiutando a rallentare i nostri ritmi e a riflettere anche su noi stessi e sul desiderio di riscoprire qualcosa che avevamo perduto.
Francesca Sirignani