Chi raggiunge le Langhe, zona del basso Piemonte tra l’Appennino Ligure, le Alpi Marittime e il Monferrato, è sicuramente attratto dalla loro tradizione enogastronomica: grandi vini, tartufi, celebri ricette e sapori inconfondibili . Si viene rapiti da panorami che lasciano senza fiato, aperti su territori integri e immutati nel tempo che, non a caso, sono entrati a far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Queste lingue di terra che si estendono in un vivace gioco di profili, modulati dal mutare delle stagioni, rappresentano la qualità eccezionale del paesaggio piemontese e della sua profonda e viva cultura del vino.
Si tratta di aree di produzione di vini di eccellenza e qualità internazionale quali il Barolo, il Barbaresco, l’Asti Spumante e il Barbera, realizzati grazie a un ricco patrimonio di saperi e tecniche, basati sulla profonda conoscenza dei vitigni coltivati in questa area da secoli.
In particolare la storia del vino Barolo, di questo rosso davvero speciale, inizia con il matrimonio di Carlo Tancredi Falletti di Barolo con Juliette Colbert. Una bellissima storia d’amore, uno splendido modello di sposi cristiani, uniti anche per la passione per le opere di bene e per l’impegno sociale, oltre che per la dedizione del buon vino.
Il successo del cosiddetto “re dei vini e vino dei re” è, infatti, decretato proprio da Juliette, che lo promuove alla corte dei Savoia e nelle varie corti europee. A tale proposito, si narra che un giorno re Carlo Alberto abbia chiesto alla Marchesa perché non gli avesse fatto ancora assaggiare il celebre vino che veniva prodotto nelle zone del Castello di Barolo, residenza di villeggiatura in campagna per la nobile famiglia. Dopo pochi giorni Torino assisté ad un spettacolo inedito: le vie della città furono attraversate da carri della Marchesa contenenti vino, diretti al Palazzo Reale. In tal modo i Marchesi avevano promosso il vino, regalandolo ai regnanti, offrendolo ai loro ospiti e rifornendone gli amici. Essendo personalità in vista e molto apprezzate, il vino Barolo ne trasse, logicamente, un sensibile vantaggio d’immagine.
La Marchesa, che intuì le potenzialità straordinarie di quel vitigno, si convinse che si poteva fare di meglio e chiamò i più famosi enologi del tempo per avere la loro consulenza. Grazie al suo impegno, riuscì a valorizzare quelle uve e il risultato fu quello che oggi possiamo apprezzare, quando stappiamo e degustiamo una bella bottiglia di Barolo.
Se si desidera fare un giro nelle Langhe, non si può perdere l’occasione di visitare il Castello Falletti di Barolo, al cui interno è stato allestito un Museo del vino molto innovativo: si troveranno non solo sale dedicate alla storia del vino e alle tecniche di produzione, ma si vivrà l’emozione del vino nella cultura, nelle arti figurative, nel cinema, nella poesia, nella musica e nella letteratura, nei miti e nelle tradizioni. Un’emozione continua tra buio e luce, fra suono e colore.
Molti sono i turisti che giungono in quest’angolo di Piemonte per apprezzare, gustare, comprare e vedere come si produce questo vino straordinario ma anche per respirare la semplicità e le tradizioni che qui sono rimaste quelle di un tempo, nonostante Barolo sia diventata un’importante meta turistica e tra le più significative realtà della storia vitivinicola e produttiva italiana e mondiale.
Distese collinari a perdita d’occhio, antichi borghi e castelli arroccati, un susseguirsi di dolci pendii coltivati a vite i cui filari disegnano rigorose geometrie: sono questi i magnifici scenari delle Langhe che mi hanno affascinato dove ho potuto scoprire i suoi tesori, assaggiare le delizie gastronomiche, apprezzare al meglio la cultura del vino, ammirarne le bellezze paesaggistiche e respirare “aria di poesia”.
Francesca Sirignani