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Gubbio è un affascinante borgo medievale nel cuore dell’Umbria, una delle mete imperdibili di questa regione tanto ricca di arte, storia, natura. Le sue torri gentilizie, le cattedrali, le piazze, i vicoli sono un vero spettacolo per il visitatore che si sente immediatamente calato nel periodo medioevale e rinascimentale italiano.

A Gubbio, Piazza 40 Martiri è uno dei maggiori luoghi di interesse nonché il punto d’ingresso della città. Questa piazza prende il nome dai 40 cittadini fucilati dai tedeschi nel 1944, ai quali è anche dedicato un mausoleo. All’interno dello spiazzo sono presenti alcuni monumenti rappresentativi.

La chiesa di San Francesco è sicuramente tra i più significativi monumenti di Gubbio. L’inizio della sua costruzione risale al XIII secolo, ma l’opera fu completata molto dopo come si può notare dalla mescolanza dello stile romantico a quello gotico. La chiesa è l’unica della città ad avere una struttura con una navata centrale e due navate laterali all’altezza delle quali si situa la volta, sostenuta da pilastri ottagonali.

Le Logge dei Tiratori, invece, è una costruzione formata da due piani: un lungo porticato al primo piano e un loggiato sul secondo. Questo locale coperto, costruito nel Seicento, serviva a “tirare” le stoffe, ossia stendere i tessuti fino a fargli raggiungere le dimensioni desiderate.

Un’altra visita da fare Gubbio è il Palazzo dei Consoli, che si trova di fronte a Piazza Grande e al Palazzo Pretorio. Tutto il complesso, risalente al 1321, fu ideato per essere un centro politico e storico della città. L’antico palazzo fu destinato ad ospitare le principali magistrature ed istituti del Comune di Gubbio e, dal 1909, le sue sale ospitano le collezioni del Museo Civico.

Palazzo Pretorio, che si presenta come un’incompiuta architettura gotica, è un altro dei monumenti da visitare a Gubbio. Nonostante i lavori non ultimati, il palazzo non manca di valori architettonici notevoli come le grandi sale trecentesche. Attualmente è sede del Municipio e ospita la Biblioteca e l’Archivio.

D’obbligo è la visita alla Fontana dei Matti. Secondo la tradizione, chi compie tre giri correndo intorno ad essa può fregiarsi del titolo di “matto”. La Patente da Matto infatti è un gadget molto popolare tra i negozi della città, ma è possibile anche ottenerne una ufficiale, a patto che sia un eugubino doc a richiederla per te.

Senza nessun dubbio una visita merita anche  il Palazzo Ducale, commissionato da Federico da Montefeltro, duca di Urbino. Questo è l’unico esempio di architettura rinascimentale in una città prettamente medievale. Le sale interne ospitano un’interessante raccolta di opere pittoriche che narrano le principali fasi evolutive della pittura eugurbina tra il XIII e XVIII secolo.

Dopo aver visitato il Palazzo Ducale non si può tralasciare il Duomo, una cattedrale che si presenta in pieno stile gotico. Un edificio che traspira simbolismo già dalla facciata e ospita al suo interno affreschi trecenteschi e opere di spicco come l’Immacolata Concezione di Virgilio Nucci.

Particolarmente bella l’atmosfera anche durante il periodo natalizio, quando si può ammirare l’albero di natale più grande del mondo. Gubbio è nota anche per aver ospitato le prime stagioni della serie tv Don Matteo, dove Terence Hill veste i panni di un simpatico prete investigatore.

Da non dimenticare che Gubbio è conosciuta, anche, per la festa dei ceri, tra le più antiche manifestazioni folcloristiche italiane. Si svolge ogni anno il 15 maggio, la vigilia della festa del patrono Sant’Ubaldo, e risale al 1160. I ceri sono tre grandi strutture in legno pesanti quattro quintali e alti oltre quattro metri a forma di prismi sovrapposti, sormontati dalle statue di tre santi protettori: Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio. Il giorno della festa, migliaia di persone si radunano in piazza Grande per dare vita ad un incredibile spettacolo di folclore collettivo.

Il famoso fotografo Steve McCurry, a proposito della manifestazione, ha detto: “Pensavo di vedere tre santi e ho visto tre ceri. Pensavo di vedere una città e ho visto un popolo. Pensavo di vedere una festa e ho visto la vita”.

Domenico Tappero Merlo