Solo qualche anno fa il patrimonio artistico e culturale o la notorietà di un luogo erano sufficienti ad attrarre turisti. Oggi non è più così. Le persone sono sempre meno alla ricerca di un posto da andare a “vedere”, ma sempre più catturati da una destinazione in cui “fare”. Questo cambiamento sta portando alla luce quell’Italia “minore” località meno conosciute, ma autentiche e ricche di tipicità, che riescono ad attrarre visitatori alla ricerca di soggiorni attivi, fuori dai percorsi turistici di massa.
Un tempo il turista rientrava dalla sua vacanza portando con sé qualche souvenir e tante foto da mostrare agli amici. Il turismo oggi sta cambiando e così anche la figura del turista che vuole vivere intensamente le emozioni del viaggio e condividerle in tempo reale coi suoi “amici” sui social network. Siamo entrati nell’era del Turismo Esperienziale. Basta sentire pronunciare la parola “Esperienza” è si è immediatamente rapiti da un sogno, dal desiderio di vivere “quella” particolare situazione, di fare quell’esperienza. Così Turismo Esperienziale è diventata la parola magica tra gli addetti ai lavori e i territori si mobilitano promuovendo tutte quelle esperienze che li identificano e che possono motivare un viaggiatore nella scelta di una destinazione.
Le esperienze ovvero le emozioni da vivere non sono servizi, ma un’originale proposta del territorio, un tipo di offerta più competitiva che la concorrenza non ci può rubare, perché ad essere proposta è la tipicità della nostra terra. È la ricchezza del territorio con le sue peculiarità, la sua autenticità, le sue storie ad incrementare il valore della proposta turistica e a renderla diversa e più attrattiva. Il turista moderno è attratto dal desiderio di tuffarsi nell’humus culturale del luogo e cerca un “prodotto turistico” diverso, innovativo che solo un territorio con le sue caratteristiche più vere può offrire.
Per tutto ciò sono determinanti le persone che potrà incontrare perché il patrimonio umano consente di entrare realmente in contatto col luogo e rendere le esperienze vere ed indimenticabili. Si dice poi che “conoscere un paese è conoscere il suo cibo “, un’affermazione quanto mai valida per dire – Italia- da sempre considerata il paradiso del buon cibo e del bel vivere. Ora anche una ricerca lo conferma e mostra che l’offerta enogastronomica è diventata la motivazione primaria di viaggio per il 48% dei viaggiatori intervistati, alla pari delle città d’arte (49%) e dei monumenti (48%). A ragione, con le sue mille città, il suo patrimonio storico-culturale unico al mondo, la sua arte millenaria, la sua gastronomia, la ricchezza, diversità e bellezza dei suoi paesaggi, unita alla simpatia della sua gente, l’Italia sarà sempre più la destinazione ideale per il turista esperienziale.
Una grande opportunità per sottolineare il valore culturale del cibo italiano perché “mangiare” è anche un atto culturale e sociale, il modo più semplice per stare insieme e il più diretto, evocativo e sensoriale di conoscere un luogo. Il connubio cibo territorio e cibo e arte raccontano la storia delle nostre regioni e delle comunità di persone che le abitano senza bisogno di traduzione linguistica. Ed è per questo che il patrimonio agroalimentare italiano, unito a quello delle sue bellezze artistiche, architettoniche, storiche e paesaggistiche, rappresentano una formidabile attrattiva per il turista esperienziale straniero.
Si pensi che ben il 72% dei comuni ha meno di 5000 abitanti, rappresentanti il 55% del territorio italiano, nei quali vengono prodotte il 93% delle DOP (Denominazione di Origine Protetta), delle IGP (Indicazione Geografica Protetta) e delle STG (Specialità Tradizionale Garantita) oltre al 79% dei vini più pregiati. Stiamo parlando di oltre 800 tipicità locali suddivise tra prodotti dell’agroalimentare e da più di 500 vini di alta qualità. Un vero giacimento del quale i piccoli comuni sono i silenziosi custodi. Un patrimonio che rende unico il Bel Paese nel mondo perché distribuito su territori molto variegati, ricchi di storia, di cultura e di tradizioni, di incomparabile bellezza e fascino, immersi spesso nella natura incontaminata.
Il settore del turismo nel corso dell’ultimo anno è stato pesantemente influenzato dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni alle attività e agli spostamenti. Tuttavia, la pandemia ha spinto sempre più viaggiatori italiani verso un turismo di prossimità: i piccoli comuni e i borghi hanno vissuto infatti una rinascita che evidenzia che gli italiani si sono orientati più verso destinazioni meno consuete, meno affollate e con una più ampia ricettività di tipo extra-alberghiero (agriturismi, open air, case-vacanza, ecc.) a discapito delle destinazioni estive più tradizionali, caratterizzate da un maggior affollamento.
Nei piccoli borghi poi il turismo sta cambiando e sta diventando sempre più sostenibile: aumentano i percorsi per cicloturisti ed escursionisti, si diffonde l’utilizzo delle e-bike, si è più sensibili per lo sviluppo di economie circolari e ad impatto zero e il vino in particolare sta diventando sempre più motivo di viaggio.
Domenico Tappero Merlo