Johannesburg è la città più popolosa del Sudafrica, città ricca di storia e di cultura, capoluogo della provincia di Gauteng. Viene anche chiamata in zulu il “luogo d’oro” e può essere riferito all’attività mineraria nella zona o alla ricchezza economica della città. Tra i quartieri più noti di Johannesburg vi è Houghton, dove risiedeva Nelson Mandela.
Imperdibili sono le attrazioni turistiche legate alla storia di Mandela e dell’Apartheid: il quartiere di Soweto, si trova all’esterno di della città ed è stato fondato appositamente per ospitare i sudafricani neri. Il suo nome deriva da Southern West Township e divenuta simbolo del movimento anti-apartheid. Al suo interno si trova l’Hector Pieterson Museum, l’Apartheids museum, la casa di Nelson Mandela, il Museum Africa, Constitional Court, Constitional Hill, il View Point in Munro Drive, il Nelson Mandela Suspension bridge.
I settori bancario e assicurativo sono ben radicati. Johannesburg è la sede della Corte Costituzionale del Sudafrica e della Johannesburg Securities Exchange (JSE), la Borsa più grande dell’Africa e una delle venti più grandi del mondo. È considerata il principale polo economico del Paese e dell’intero continente africano, con le sue industrie diamantifere, manifatturiere, le diverse compagnie di scavi, soprattutto di oro, anche se le miniere non sono ormai più situate entro i confini cittadini.
La città è formata da un insieme di sobborghi, ognuno con un suo centro e una sua periferia. Alcuni sobborghi sono storicamente abitati da bianchi, altri storicamente da neri, altri sono stati “conquistati” dai neri dopo la fine dell’Apartheid. Il centro di Johannesburg è stato abbandonato dai bianchi negli anni ‘90 e tutti gli uffici pubblici e privati, le catene di hotel, centri commerciali, si sono spostati nel quartiere periferico di Sandton.
I quartieri di Hillbrow e Braamfontein sono invece caratterizzati dalla presenza di grattacieli degli anni ‘80 completamente abbandonati e di falò di materassi o altri materiali agli angoli delle strade. Nei quartieri limitrofi centrali si alternano scene di desolazione a quelle di normalità. I negozi vanno da quelli in stile europeo alle drogherie tradizionali degli sciamani Zulu che vendono polveri, ossa e amuleti.
I quartieri più periferici sono differenti tra loro: quelli storicamente neri, non interessati dalle rivolte anti-apartheid, sono fatti di piccole case, mentre nei quartieri bianchi si trovano grandi ville in stile americano, con filo spinato elettrificato e le guardie private armate.
Alcuni quartieri sono delle vere e proprie bidonville dove la popolazione, tutti neri, vivono in baracche minuscole, dormendo tutti insieme in pochi metri quadri senza i servizi essenziali. Numerose sono le associazioni di volontari che cercano di migliorare questa situazione, portando una fontanella di acqua potabile, un presidio medico, una scuola e una mensa.
Johannesburg è, purtroppo, anche famosa per essere tra le città con più alto tasso di criminalità al mondo.
Johannesburg è la porta del Sudafrica ma è anche la rappresentazione delle sue complesse contraddizioni, spesso violente e improvvise. Negli anni successivi all’apartheid la città ha cercato di ritrovare la propria identità e di inventarsi una nuova storia: ne è risultato un mosaico di anime opposte, formato da oltre sei milioni di abitanti, che parlano dodici lingue differenti, dallo zulu all’afrikaans, dall’inglese allo street language, una lingua trasversale inventata giorno per giorno, che attinge un po’ da tutte le lingue e che si parla solo qui.
Vi si trova anche la più elevata concentrazione di computer e telefoni cellulari di tutta l’Africa: le nuove tecnologie, infatti, la fanno da padrone, le più importanti ditte di software e hardware mondiali sono presenti con i loro uffici. Una città-laboratorio, quindi, che si divide fra grandi ricchezze e profonde miserie e che è in marcia verso un nuovo modello di integrazione e convivenza pacifica, tutto da inventare.
Da Johannesburg può iniziare solo un meraviglioso tour alla scoperta del Sud Africa, il Paese dell’ arcobaleno.
Elisabetta Sirignani